Le motivazioni alla base della protesta sono di diverso segno. Il Paese ha bisogno di una politica di sviluppo, di far ripartire gli investimenti pubblici e privati, di far crescere innovazione e produttività, di creare occupazione stabile e di qualità, di ripensare una politica per il Mezzogiorno. A giudizio di Area Riformista, le critiche all’azione della politica economica del Governo non possono non tener conto dei limiti oggettivi in cui si deve muovere la Legge di Stabilità, né sottovalutare lo sforzo fatto per ridurre il prelievo fiscale sui lavoratori e per ridurre il cuneo fiscale e contributivo sull’occupazione.
Non c’è dubbio che su altri punti la manovra andrà corretta per evitare che i mancati trasferimenti alle Regioni e agli Enti locali si riflettano sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini, a partire dalla sanità e dal sociale, o in un aumento delle tasse locali, e per evitare di compromettere la funzione e lo spazio per la previdenza integrativa. Anche verso l’area delle povertàoccorrono misure e mezzi finanziari più incisivi.
In materia di riforme del lavoro, accanto a interventi giusti e più inclusivi per l’uguaglianza dei diritti, Area Riformista riconferma la valutazione negativa dell’intervento sull’Articolo 18 e si impegna a rilanciare nel dibattito parlamentare i punti oggetto del documento congiunto dei 27 senatori e dei deputati membri della Direzione nazionale, che comprendono sulla questione del reintegro la necessità di preservarlo almeno per i licenziamenti discriminatori e disciplinari.
Più in generale, è il tema del ruolo dei corpi di rappresentanza sociale che Area Riformista intende sostenere. In una crisi lunga e drammatica come quella che stiamo vivendo, i sindacati, le reti sociali e civiche di ogni tipo e richiamo ideale hanno rappresentato un formidabile ruolo di coesione e di prossimità verso le aree di crisi, la solitudine e i problemi delle persone.
Qualsiasi critica a ritardi o sottovalutazioni non può portare al disconoscimento di un modello di società e di democrazia in cui l’autorganizzazione sociale riveste una funzione essenziale: esattamente come è per la maggior parte dei paesi europei. L’indebolimento di questa funzione, come si vede in questi giorni e come è avvenuto tante volte nel passato, apre spazi per l’estremismo, la violenza, la chiusura corporativa ed identitaria. Il rinnovamento del paese non può fare a meno di soggetti collettivi democraticamente rappresentativi e più unitari.
Primi firmatari (membri Direzione Nazionale PD):
Roberta Agostini, Enzo Amendola, Enza Bruno Bossio, Micaela Campana, Rosa D’Amelio, Cesare Damiano, Alfredo D’Attorre, Guglielmo Epifani, Stefano Fassina, Silvio Lai, Danilo Leva, Antonio Luongo, Andrea Manciulli, Massimo Paolucci, Nico Stumpo, Davide Zoggia.