Bisogna ricostruire il centrosinistra

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Intervista di Antonello Caporale – da “il Fatto Quotidiano” 06/03/2017

Il Pd resterà il partito della Nazione, i Cinque Stelle saranno il movimento della Nazione. Figurarsi la destra così a suo agio con l`idea di raccogliere di tutto sotto l`egida del nazionalismo. Solo la sinistra nel prossimo Parlamento rischierà di non avere la forza e la voce che la sua storia per tanti anni le ha consegnato.

E di chi sarà la colpa? Lei, Guglielmo Epifani, è stato segretario del Pd, Pierluigi Bersani pure, Massimo D’Alema ha guidato i Ds, l’ex socio di maggioranza. Il vostro addio quasi scivola via nel silenzio. Temo che gli elettori di sinistra si sono accorti prima di voi che quel partito stava prendendo una brutta strada.

Forse abbiamo ritardato la decisione. Ma chi ha avuto una responsabilità così grande ha anche una difficoltà grandissima a giungere alla soluzione senz’appello. Il tempo è passato e non ricordiamo oggi quel che costò non votare – per esempio – la fiducia sulla legge elettorale.

Ma un leader se è tale indica agli altri la via, non se la fa indicare, ascolta gli umori della società per tempo, non si stupisce d’un botto del disastro.

Lei non si accorge di un’altra grande difficoltà: il serbatoio della sinistra non ha più benzina anche perché quelli che un tempo sollecitavano un pensiero, stimolavano il partito, non ci sono più. Gli intellettuali sembrano spariti. La classe operaia sta cambiando volto, la borghesia sta scomparendo. Come sparite sono le riviste, spariti i luoghi associativi. Esistono voci che non hanno però la forza di quelle di un tempo.

Ora c`è il mondo che si ritrova in Internet che dovrebbe fare quel lavoro.

La rete non costruisce comunità. Semplicemente collega singoli. Singoli che parlano con altri singoli ma, a dispetto del nome della struttura che li contiene, non producono una rete, una dimensione collettiva di pensiero. Si va al computer ma non si ascolta e spesso nemmeno si parla. È venuta a cadere anche l’abitudine alla riflessione più approfondita, persa la fatica di leggere e imparare. Si svolazza di qua e di là. Un commentino, un altro… un emoticon.

La sinistra non ha più birra in corpo. Ed è depressa.

Le avanzo il tema della progressiva robotizzazione del lavoro. Ci siamo già dentro: migliaia di posti si perderanno perché le macchine faranno al posto nostro, l’intelligenza artificiale sostituirà quella umana. Il lavoro è tutto per la sinistra, figurarsi per uno come me che è stato segretario della Cgil. E qui non siamo allo scontro sulla riduzione dell’orario di lavoro, se portarlo da 40 a 35 o a 30 ore settimanali. Qui tra un po’ si discuterà come lavorare due o tre giorni alla settimana, e come fare che quell’impiego ci tenga in vita, e cosa fare dell’altra vita che resta.

Sono problemi capitali.

È la questione del prossimo futuro, dico prossimo e sposto troppo al di là le lancette. Il problema è il nostro domani. Perciò serve costruire una casa che contenga il pensiero della sinistra che non è un linguaggio morto, è l’unica via d’uscita contro i populismi.

Oramai non c`è giorno senza che si accusi qualcuno di populismo. Non le sembra arbitraria quanto propagandistica questa definizione?

Vero. Alcune derive xenofobe o razziste o nitidamente di destra vengono assommate, per pigrizia o per necessità di semplificare, al fenomeno populista. Certo che da noi quei movimenti di base che contengono di tutto sembrano avere più benzina di noi. E il tempo della crisi economica e della crisi della democrazia: quando tutto si disconnette ciascuno tenta di provare in solitario la strada della resistenza o del governo. Propositi confusi e velleitari, ma che hanno il carburante sociale che è fatto di disperazione, disillusione e rabbia.

È stato il vostro comportamento a traghettare altrove milioni di voti. Questioni insieme politiche, etiche, morali. Cosa doveva essere il Pd e cosa è stato?

Il Pd è nato storto e temo non avrà vita lunga. Già sento i propositi di Andrea Orlando che dice “ricostruire”. Uguale intento mi sembra quello di Emiliano. Se hai bisogno di ricostruire significa che la casa è cascata.

La casa di Renzi è cascata?

I suoi difetti hanno superato di gran lunga i pregi. Si è posto come dominus, senza voler nemmeno pensare all’ipotesi che fosse utile ascoltare e magari dare voce a chi non la pensava come lui. Cosa ci voleva a immaginare per Enrico Letta un ruolo in Europa? Era un modo per dare ospitalità a un pensiero differente ma vitale nel partito, un modo per dire: guarda che in questa casa le chiavi della porta sono anche tue. E perché mai in questi tre anni Matteo Renzi ha dimenticato di offrire a Pier Luigi Bersani un incarico, un’incombenza, fosse anche solo quella di far esprimere a lui su un determinato problema in Parlamento la posizione del partito. No, Renzi ha fatto il dominus.

Dominus era dal primo istante, dov`è la meraviglia?

Dovevamo attendere, non avevamo scelta. Però alcune devianze sono state possibili anche per errori che abbiamo compiuto noi.

Meno male che lo ammette!

La norma dello statuto che unifica le funzioni di segretario e Premier è stata senza dubbio disastrosa.

Non è che siete andati via più per il fatto che Renzi abbia negato a voi visibilità e disconosciuto la titolarità di mettere il veto? Più che di lei, parlo di Bersani e soprattutto D’Alema.

Scelte così difficili non si fanno per risentimento. Non coinvolgi nessuno se la tua appare una reazione personale al potere perduto. No. Il senso dell’amor proprio ferito avrà contribuito a spingere con maggiore nettezza ciò che già era improcrastinabile.

Il Pd in versione Forza Italia rosè.

Un partito pigliatutto: un po’ di qua, un po’ di là. Interessi sovrapposti, aspirazioni a volte incompatibili e la direzione di marcia più marcata verso il centro. In definitiva: il partito della Nazione.

Berlusconi che sembra imbalsamato dall’età e dalla pigrizia riesce ancora a superare il dieci per cento dei voti con Forza Italia. Roba da non crederci. A questo è servito il partito della Nazione?

Gli accordi hanno fatto posto a una linea politica inesistente. Non un pensiero, ma soltanto tanti voti da raccogliere o esprimere. Così il Partito Democratico si è trasformato in un votificio. Era quello e quello resterà in futuro. Con Renzi che chiede voti per lui, Orlando idem e pure Emiliano. Ma dov’è il luogo del pensiero? Chi scrive cosa si deve fare e cosa no? Chi corregge al leader la rotta? Per esempio: al Lingotto dove tra qualche giorno si troverà Renzi con i suoi, chi farà la scaletta, chi deciderà i temi da discutere? Lui solo. Gli altri applaudiranno.

epifani