Vogliamo politiche fiscali più eque, rifare il Jobs Act, più investimenti e meno mance e bonus

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Intervista di Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

Presidente Epifani questo tour per presentare l’ Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista (Mdp) che riscontri ha? La base come risponde?

Bene direi, perché ci sono tante persone d’Italia non solo di centrosinistra ma prevalentemente progressiste che non si fida delle politiche di Renzi non vuole votare Grillo e i 5 stelle perché presentano molte contraddizioni e molte debolezze, e ritiene che questo nuovo movimento e questa nuova formazione possa avere uno spazio e un ruolo importante ed è anche uno dei motivi per cui noi abbiamo dato vita a questo nuovo movimento, perché capivamo che c’era una parte di elettorato che ina ssenza di un’offerta politica come la nostra avrebbe finito per non votare alle elezioni, in modo particolare molto elettorato di sinistra nel mondo del lavoro, nella scuola e nella sanità e invece in questo modo offriamo una possibilità.

Su contenuti e metodi come si caratterizza questo movimento rispetto alla storia recente del Partito Democratico ?

Dal punto di vista del metodo siamo un movimento e quindi non un vero e proprio partito, un movimento che si vuole aprire ad altri movimenti a reti civiche ad auto organizzazioni dal basso , in modo da aggregare, guardiamo con attenzione al movimento di Pisapia ad altre di formazioni civiche e reti sociali presenti in Italia. Dal punto di vista dei contenuti abbiamo opinioni diverse da molte cose fatte dal Partito Democratico e anche dal Governo, noi il Jobs Act non l’avremmo fatto così, il sistema previdenziale non l’avremmo affrontato come è stato affrontato, non avremmo fattto sulla politica fiscale, prima pensare alle imprese e poi in secondo tempo ai lavoratori e ai pensionati, avremmo lavorato per avere più investimenti e meno mance, quindi una diversa politica economica, perché parliamoci chiaro siamo usciti dalla crisi ma siamo gli ultimi in Europa per crescita e per occupazione.

Dite di voler ricostruire l’unità del centrosinistra e di tutti i riformisti, lo ha detto già Lei con qualche compagno di viaggio è già allacciato un ragionamento, Pisapia e Sinistra Italiana, invece con il PD che sembra sempre più caratterizzarsi dai primi esiti del congresso come il PD di Renzi, quali rapporti?

Il problema non sono le persone ma le politiche, è chiaro che noi non condividiamo molti dei metodi di Renzi, il fatto soprattutto che lui manchi di rispetto verso chi ha opinioni diverse dalle sue, l’idea che concepisca il partito come una cosa sua piuttosto che una cosa dei cittadini, molto dipenderà dal merito delle scelte è chiaro che se Renzi dice che quello che ha fatto per scuola va bene, quello che ha fatto per i diritti del lavoro va bene , quello che ha fatto per la politica economica e fiscale va bene non ci siamo e su questo sarà il vero confronto tra noi e il Partito Democratico qualora Renzi come sembra dovesse essere riconfermato segretario di quel partito.

Un ultima domanda sul Governo, voi sostenete il Governo Gentiloni ma evidentemente cercando di cambiarne in qualche punto fondamentale l’agenda, avete già incontrato Gentiloni e su quali punti state cercando di indirizzarlo?

Il passaggio fondamentale sarà la Legge di Stabilità, la manovra economica e il documento di economia e finanza delle prossime settimane, noi diciamo che tutto quello che c’è ovvero tutte le risorse di cui abbiamo a disposizione vanno messe per gli investimenti e per sostenere le aree di povertà, questi sono i due grandi obiettivi; gli investimenti perché senza investimenti non c’è crescita e occupazione e le aree di povertà perché in questi anni c’è una parte del Paese che si è impoverita molto e non guardare a questa parte del Paese secondo me è un errore anche dal punto di vista sociale ed umano imperdonabile.

Sulla Legge Elettorale?

Sulla Legge Elettorale, bisogna trovare una Legge che riconosca una misurazione equa della rappresentanza e contemporaneamente faccia scegliere i cittadini, le persone da mandare in Parlamento perché tra le liste bloccate e altri meccanismi del genere i cittadini non avranno la possibilità di poter scegliere nessuno e questo rende più debole il rapporto tra cittadini e Parlamento e quindi il rapporto tra cittadini e istituzioni.

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