Ci sono “ tre ordini di problemi sostanzialmente non risolti o risolti male” in tema di sicurezza sul lavoro su cui si deve intervenire per uscire dalla retorica delle parole e del cordoglio che sempre segue episodi drammatici come quelli avvenuti nelle ultime ore a Prato e a Busto Arsizio: prevenzione, formazione e cambiare il meccanismo bonus/malus. È questa la ricetta da seguire secondo Guglielmo Epifani, ex segretario della Cgil ed esponente di Leu in commissione Lavoro alla Camera.
Partiamo dal primo.
Il primo è secondo me il più importante ed è il tema dei controlli e della prevenzione. Qui purtroppo si sono fatti giganteschi errori in un recente passato. Oggi abbiamo questa situazione: gran parte dei controlli è in capo all’Ispettorato del lavoro, una residua parte all’Inps e l’altra parte all’Inail. L’idea di fare l’Inl nasceva dall’idea di avere un istituto terzo. Tesi in sé fondata, peccato che non ha avuto e non ha risorse necessarie, che il personale è stato raccolto tra Inail e Inps con condizioni diverse e che il cervello elettronico dell’Inl non dialoga con quelli ben più potenti di Inail e Inps. Quindi abbiamo fatto, come si suol dire, un casino. Il tema è grosso perché oggi ciascuno rivendica il proprio ruolo e, se le cose restano così, i controlli diventano erratici, senza rapporto con il territorio, scarsi e burocratici. Quindi bisogna fare una scelta netta, quale che sia.
Qual è il secondo punto?
Il secondo tema altrettanto importante è la formazione. Negli anni scorsi si è molto fatto formazione sui delegati alla sicurezza ma io penso che bisogna fare più formazione e bisogna farla anche ai titolari e al management.
Passiamo alla terza questione.
Il terzo punto è questo meccanismo bonus/malus per cui paghi meno contributi se sei più virtuoso o meno. Questo va bene per la patente a punti, non so se va bene per la vita delle persone. Anche su questo servirà una correzione. Questi tre temi, a mio giudizio, vanno affrontati insieme e con decisione.
I dati Inail dei primi tre mesi dell’anno ci dicono che gli infortuni sono calati ma sono invece aumentati i casi di incidenti mortali. E’ anche questo un effetto collaterale del Covid?
In generale, c’è un rapporto tra il numero di infortuni e di incidenti sul lavoro e l’andamento dell’economia. Questo noi lo abbiamo visto in tutte le fasi cicliche: quando l’economia rallenta, rallentano gli infortuni, quando riprende, riprendono gli infortuni. L’anno scorso, infatti, i dati erano tutti in discesa. Noi oggi perdiamo occupazione e valore in alcuni settori, ma in altri no: l’industria manifatturiera, delle ricostruzioni e l’agricoltura stanno attraversando la crisi in maniera abbastanza sopportabile. Secondo me, quindi, i dati sono alti perché le attività dove percentualmente ci sono più morti per infortunio in questi mesi hanno continuato a tirare.
In che modo la pandemia ha cambiato o può cambiare il concetto di sicurezza sul lavoro?
Noi adesso quando parliamo di sicurezza ci riferiamo quasi sempre alla sicurezza rispetto al contagio e su questo c’è ovviamente l’attenzione di tutti, sia sui luoghi di lavoro che fuori. Quando ne usciremo bisognerà avere una stessa centralità sulla sicurezza però connotata sulla condizione del lavoro e delle sue attività.
Lei pensa che l’attenzione prestata al tema in questi mesi potrà avere un riverbero positivo quando si tornerà alla normalità?
Non so bene come si reagisce a una pandemia così, si può agire positivamente o rimuovendola. Questo è un tema che mi affascina e mi inquieta: per risalire a una pandemia analoga bisogna arrivare alla spagnola che scoppiò contemporaneamente all’ultimo anno della Prima guerra mondiale. Fu globale, nacque da un virus, ci furono milioni di morti come oggi. Perché allora non c’è nessun ricordo, perché non c’è da nessuna parte un monumento dedicato a quei morti, perché nessun grande scrittore ne ha scritto? La mia risposta è che la abbiamo totalmente rimossa.
Anche il Pnrr può essere un’occasione da cogliere per rafforzare la sicurezza sui luoghi di lavoro?
Per forza, basta pensare soltanto ai grandi investimenti in infrastrutture. E’ chiaro che c’è un problemi di sicurezza che si pone. Ciò che si potrebbe aggiungere, oltre ai temi del lavoro femminile, dei giovani e dell’equità, è anche – soprattutto nei settori più esposti – un rafforzamento delle misure di sicurezza oltre a fare qualche investimento in formazione per gli aspetti di cui parlavo prima.