Sì alla abrogazione dei voucher

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Dichiarazione di voto alla Camera per Articolo 1 – MDP

“Signor presidente, confermo il voto positivo di Articolo 1 Movimento democratico progressista al decreto legge presentato in aula dal governo così come confermo che avremmo votato sì al Referendum, qualora si fosse tenuto.

Il motivo è chiaro: riteniamo che sui due aspetti oggetto sia del decreto sia del Referendum vada decisa un’abrogazione totale.

Per quanto riguarda i voucher, furono pensati all’inizio per i lavori occasionali veri. Non a caso l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che al tempo fu colui che li introdusse nell’ordinamento italiano, fa sempre riferimento agli studenti e ai pensionati durante la vendemmia. Quei voucher, pensati allora per quella funzione, con successive modifiche legislative volute da due o tre governi sono stati estesi in modo tale da generare problemi per la dignità e la protezione dei lavoratori e per il gran numero di abusi che si sono verificati. Qui parliamo di buoni per le famiglie, di esigenze per l’impresa, ma la verità è che questi voucher sono stati utilizzati anche da aziende che hanno da 500 a mille dipendenti, abbiamo esempi concreti di questo fenomeno. E’ dunque evidente che abbiamo assistito nel tempo a un cambiamento non solo della funzione ma anche del senso di un istituto che era stato pensato per lavori strettamente occasionali. D’altra parte, nel vedere queste forme di abuso non c’è sfuggita la contraddizione che si è aperta tra due termini: lavoro stagionale e lavoro occasionale non sono la stessa cosa. In molti settori del turismo, in molti settori del commercio, in diverse attività dell’agricoltura sono stati sostituiti contratti a tempo determinato di uno, due o tre mesi con l’uso dei voucher, generando per quei lavoratori non una emersione dal nero, come si dice e che giustamente va perseguita, ma la sostituzione di contratti con più diritti con formule come i voucher che di diritti ne hanno sempre di meno.
Che tutto ciò sia vero lo dimostra anche il fatto che questo stesso governo ha introdotto da alcuni mesi un osservatorio dedicato alla tracciabilità sull’uso di questi voucher, perché si è reso conto che quando si parla di 120-130 milioni di voucher all’anno si affronta un fenomeno che con l’istituto originario nulla ha a che fare. Da questo punto di vista l’abrogazione e la cancellazione di quelle norme secondo noi è un atto dovuto, anche perché – non possiamo girarci attorno – i voucher sono diventati a ragione o a torto il simbolo della precarietà del mondo del lavoro, soprattutto di quella relativa al mondo giovanile.
C’è poi il secondo aspetto, di cui qui non parla nessuno: la responsabilità solidale in materia di appalti tra chi affida e chi riceve l’appalto in materia di diritti del lavoro, retribuzioni, contributi, ecc.. Devo dire la verità. Secondo me, questo è l’argomento più importante, perché parla di lavoratori che sono nelle posizioni più deboli e indifese, più esposte a ricatti e pressioni di ogni tipo. Aver reso possibile il ritorno alle norme precedenti, e che il jobs act aveva cambiato, credo che sia un atto di rispetto nei confronti di una parte della forza lavoro che oggi è in condizione di maggior debolezza.
Questa è la scelta che ci porta a dire sì. Ma vorrei aggiungere un altro ragionamento. Una volta che saranno stati cancellati questi due istituti, per quanto riguarda i buoni si tratterà di riaprire una discussione e un provvedimento. Da questo punto di vista, se non vogliamo fare i furbi, è necessario che il governo apra un confronto con le organizzazioni sindacali e con i rappresentanti delle imprese su questo tema. Non si può pensare infatti di abrogare queste norme per evitare il Referendum e dopo reintrodurre fittiziamente altre formule che hanno esattamente lo stesso segno e le stesse caratteristiche di ciò che è stato abrogato, perché questo vorrebbe dire che si finisce per ingannare non solo i lavoratori, i cittadini che hanno raccolto le firme, ma si finisce per ingannare anche il diritto dovere degli elettori italiani di esprimersi democraticamente sull’uso e l’abuso di questi istituti. E allora è necessario un confronto con le organizzazioni sindacali, ci vuole chiarezza, perché non tutte le parole hanno lo stesso significato: occasionale vuol dire occasionale, stagionale vuol dire stagionale, accessorio vuol dire accessorio, mini job vuol dire mini job, tanto più alla tedesca. Non si può fare di ogni erba un fascio. Quello che andrà affrontato è il lavoro occasionale vero, quello che riguarda le famiglie quando hanno bisogno di una baby sitter, di ripetizioni per i figli, di lavori di giardinaggio: un’attività davvero occasionale e non ripetuta ordinariamente nel tempo. Altrimenti sarà un’altra forma contrattuale simile a quella che oggi abroghiamo.
Queste sono le motivazioni di Articolo 1. Credo che vada detto con grande chiarezza in questa aula perché alla coerenza del nostro voto deve corrispondere anche la coerenza futura degli atteggiamenti del governo. ”

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