Un candidato PD al colle e si coinvolga tutto il partito

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Intervista di Giovanna Casadio – Repubblica del 24/12/2014

Avremo gli occhi del Paese ed anche dell’Europa puntati addosso, il Pd non può sbagliare. Ne abbandonarsi a fronde interne”. Guglielmo Epifani, l’ex segretario dem, uno dei leader della minoranza del partito, avvisa il premier. E’ convinto inoltre che al colle “sarebbe ragionevole andasse una personalità del PD”.

Epifani saranno gli stessi dem a mettere i bastoni tra le ruote ai Renzi nella partita per il Quirinale.

“Quando partirà il vero e proprio lavoro istruttorio, e non potrà che avvenire dopo le dimissioni del Capo dello Stato anche per rispetto verso una grande figura come quella di Napolitano, il Pd deve munirsi di due atteggiamenti convergenti. Il primo: evitare quello che successe un anno e mezzo fa, quando furono bruciati dei candidati e non si riuscì a trovare una soluzione se non chiedendo a Napolitano un sacrificio. L’altro: la consapevolezza che se il Pd riesce a restare unito a un peso determinante. I democratici non possono sentirsi il tutto, però siamo più di una parte”.

Ma tutto questo mette al riparo dalle fronde interne, dai sabotaggi?

“Dobbiamo essere all’altezza della situazione. Il criterio principale è puntare a un presidente di alto profilo, di garanzia, che abbia esperienza. Il Pd non può imporre ma neppure subire veti. Sentire alcuni partiti dire <no a una persona di sinistra> era ed è inaccetabile”.

Sarà sempre un’assemblea del Pd a indicare chi corre per il Quirinale?

“Deve decidere il partito insieme ai gruppi parlamentari”.

Il rischio sono i sì di facciata e poi 101 franchi tiratori di Prodi?

“Siccome veniamo da esperienze di quel tipo e, soprattutto chi è entrato in Parlamento per la prima volta, è rimasto scottato da quello che avvenne, spero davvero che possa esserci quel senso di responsabilità che allora mancò”.

Pensa che ci sarà un’appendice del Patto del Nazareno tra Pd e Forza Italia per il Colle?

“Nel momento in cui si rivolge a tutti, anche a Forza Italia ma non solo, non è una convention a due, ma la ricerca di consenso più ampio. Il consenso deve essere massimo ma il Pd deve avere un ruolo fondamentale”.

Deve essere del Pd il prossimo Presidente?

“Naturalmente non è obbligatorio ma coerentemente sarebbe molto ragionevole se lo fosse.”

La sinistra del partito si smarcherà dalle proposte renziane? Lo fa spesso.

“Tutte le discussioni interne in questi due anni sono state su questioni di merito, provvedimenti, su alcuni aspetti della riforma costituzionale e il Jobs Act. Un grande partito deve essere fatto anche di opinioni diverse, non può essere una caserma. Ma qui il passaggio è impegnativo, è il più importante dell’anno insieme alle riforme costituzionali  alla politica di uscita dalla crisi. Tutti si devono sentire coinvolti nella scelta avvertire lo stesso senso di responsabilità”.

Scommette sul caos o che alla quarta votazione ci sia già il nuovo capo dello Stato?

“Se si faranno le cose bene credo che si possa riuscire presto e bene. Lo stesso Franco Marini un anno e mezzo fa se fosse stato portato alla quarta votazione avrebbe avuto i numeri, pensandoci con il senno di poi.”

E anche Prodi?

“Quella dolorosissima vicenda fu figlia di un passo falso fatto all’inizio.”

Il futuro Presidente della Repubblica deve essere una figura poco renziana, deve fare da contrappasso al premier?

“E’ una discussione inutile. E’ la nostra Costituzione che dà compiti diversi al Capo del Governo e al Capo dello Stato. Sono i ruoli, appunto distinti e complementari, a configurare il peso delle persone. Per questo ci vuole una persona giusta per quella funzione.”

Lei ha qualche nome?

“Ho qualche idea che dirò al momento opportuno”.