Intervista al Corriere della Sera di Enrico Marro del 15 marzo 2017
Bene che il governo abbia fissato la data dei referendum, ma farebbe bene ad abbinare al 28 maggio il primo turno delle elezioni amministrative.
Anche lei si unisce al coro di chi invoca l’election day per aiutare la Cgil a raggiungere il quorum?
Non lo chiedo per il quorum, tanto più che la prossima tornata delle Amministrative sarà molto parziale, ma per una ragione di buon senso: si risparmia ed è più comodo. Governo e Parlamento studiano modifiche di legge per evitare i referendum, in particolare quello sui voucher.
Ma se si andrà al voto quale sarà la posizione di Mdp?
Ci esprimeremo per due sì: per l’abrogazione dei buoni lavoro e per la cancellazione di alcune norme sugli appalti così che risulti ripristinata la responsabilità solidale tra impresa appaltante e appaltatrice. Voglio sottolineare l’importanza di quest’ultimo referendum, che riguarda i diritti di una fascia debole del lavoro.
Le imprese sostengono che calerebbero gli investimenti.
Non è vero. In passato la corresponsabilità tra imprese c’era senza che sorgessero particolari problemi.
Sui voucher la soluzione di legge sembra più vicina.
Sui voucher bisogna intervenire. C’è stata una crescita esponenziale dei buoni, usati contro ogni logica, perfino da imprese strutturate con 500-1.000 dipendenti e in settori come turismo e agricoltura, dove non fanno emergere il lavoro nero ma piuttosto sostituiscono rapporti di lavoro che dovrebbero essere regolati col contratto. Sarebbe auspicabile che governo e Parlamento riuscissero a intervenire per legge accogliendo le richieste contenute nei referendum abrogativi.
Il testo all’esame della commissione Lavoro della Camera è sufficiente?
Non ancora. Noi pensiamo che la cosa migliore sia limitare i voucher solo alle famiglie e per piccoli lavori, riservati a studenti, pensionati e disoccupati. In testo della commissione prevede invece che possano ricorrere ai voucher anche le imprese.
Ma solo quelle senza dipendenti.
Che in Italia sono il 60%!
Ma la riforma fisserebbe un tetto ai voucher per le imprese di 3 mila euro l’anno.
Noi pensiamo che le imprese non debbano ricorrere ai voucher. È una questione di sostanza, ma si tratta anche di dare un segnale perché i voucher sono diventati il simbolo dell’abbassamento delle tutele sul lavoro. Non è un caso che nel sentimento popolare il voucher sia diventato l’emblema della precarizzazione.